polletti assatanati scendono in campo

sabato 20 dicembre 2014

CONSIDERAZIONI DI FINE ANNO


Chiedo scusa preventivamente se per una volta mi dilungo in considerazioni personali infarcite di "io" (diffidare dall'egocentrismo di chi usa troppo spesso l'"io"!). Preferisco sempre lasciare il palcoscenico ai nostri ragazzi, ma per una volta lascio libertà alle parole, e lo faccio solo per confermare che questi ragazzi sono seguiti (tutti!) con la dovuta attenzione, da me e dalla società.
Col sipario che va a calare sul 2014 è tempo di un primo parziale bilancio.
Il 1 agosto scorso scrivevo che ero contento che la società avesse accettato la mia proposta di non demolire il gruppo dei nostri 24. Nel gruppo sono poi entrati anche altri ragazzini (tutti per me preziosi) fino a sfiorare le trenta unità. Sapevo che sarebbe stato difficile gestire bene il lavoro da fare. Non bastasse il numero elevato dei 2003 (scelta che non rinnego affatto), qualche altra difficoltà da me non prevista è sorta strada facendo: subito oltre due settimane di mia assenza per “problemi” familiari, il dover spesso dividere spogliatoi e campo di allenamento con altre annate, i problemi all’impianto luci del campo parrocchiale (risolti nei giorni scorsi grazie all'intervento della società) che ci hanno interrotto dieci allenamenti … Ad agosto chiedevo impegno da parte di tutti, pazienza e comprensione. Prospettavo di metter in conto qualche sacrificio, sapendo che qualche bambino avrebbe giocato poco. Ho cercato di perseguire gli obiettivi tecnici della società, ma anche di dare a tutti le opportunità di partecipare, mettersi in luce, sentirsi parte del gruppo, maturare assieme. Quello che scrivevo ad agosto, appunto. Non c’è un bambino che non si sia meritato di avere il suo momento di indossare la divisa di squadra. Ovviamente è impossibile accontentare tutte le aspettative, ma ritengo che il primo parziale bilancio sia positivo. Si può e si deve far meglio, questo è il mio modo di interpretare la vita, che applico a me per primo, e vale ovviamente anche in questo caso. Ci sono state difficoltà, ma occorre dare tempo al tempo, evitare comodi disfattismi, soprattutto se preventivi, e guardare sempre avanti, senza fermarsi a lamentarsi di quello che non va. Ci si accorgerà dopo un po’ che le cose non sono poi andate così male, anzi.
Non voglio parlare di risultati, nè addentrarmi in questioni tecniche o comportamentali riguardo ai ragazzi (vale il solito “si può e si deve far meglio”!).
Quello che ho visto con la festa di domenica scorsa è la conferma che non mi sbagliavo, quando ritenevo che un gruppo unito non andasse spezzato. Questo è un gruppo di una forza formidabile e dobbiamo impegnarci tutti per mantenere questo spirito. Di questa unità credo se ne giovino tutti i ragazzi, dal più dotato al meno. Vedo famiglie che collaborano assieme e lo stesso spirito si ripercuote sui ragazzi (o probabilmente è viceversa!): tutti si sentono parte del gruppo, tanto quelli che hanno sempre giocato le partite, quanto quelli che hanno giocato pochissimo.
A questo proposito vorrei render conto delle presenze alle partite. Ne abbiamo giocate 9, otto di campionato e un’amichevole (un paio di amichevoli programmate sono saltate a settembre per il mio problema personale). Tra “scelte tecniche” e qualche malanno di salute, questa è stata la partecipazione alle gare:
9 presenze: Liam, Cristiano, Alessandro D.C.
8 presenze: Angelo, Marco, Mathias, Diego, Filippo
7 presenze: Alessandro B., Kevin
6 presenze: Mattia, Giovanni, Fabio, Nicolò, Cristian
5 presenze: Riccardo G., Luigi, Alessio, Davide
4 presenze: Sean
3 presenze: Thomas, Nicola, Pietro, Leonardo, Edin, Niccolò
2 presenze: Riccardo Do., Riccardo Da., Sinan
La presenza agli allenamenti è sempre altissima. Gestire 29 ragazzi è difficile, ma c'è di peggio e finora non è andata poi così male. Non è stato insomma il “problema” principale. Anche grazie all’aiuto di Paolo il lunedì, di Maurizio il giovedì, senza dimenticare Cirillo e Jonathas che mi hanno sostituito a settembre. Ringrazio di cuore queste persone.
Il 2015 comincerà con un paio di grosse novità, delle quali siamo stati messi al corrente domenica scorsa. Arriverà un allenatore a tempo pieno, il gruppo verrà diviso in due, in un modo piuttosto definito (anche se una certa flessibilità credo debba rimanere). Per parte mia farò di tutto perché non si scavi un solco tra i due gruppi. Con questa novità otteniamo un altro degli obiettivi che personalmente suggerivo e auspicavo fin dal termine della stagione scorsa, quando si doveva programmare la seguente: che si iscriva una seconda squadra al torneo FIGC. Così ha detto il dirigente Igino Dorigo durante la festa di domenica: la società vuole che tutti giochino. Figuriamoci il mister. Ora tutti avranno l'opportunità di giocare con continuità.
Un paio di ultime considerazioni: siccome credo che non ci possa essere un campione dove non c’è una “persona”, per me almeno quanto gli obiettivi tecnici valgono quelli formativi. Ogni ragazzino deve raggiungere l’obiettivo di essere consapevole di far parte di un gruppo, che funziona se tutti rispettano alcune regole. Ogni bambino è per me contemporaneamente “pari” all’altro e “speciale” allo stesso tempo. Con ognuno cerco una comunicazione peculiare, specifica, personalizzata, conscio dell’essere “speciale” di ognuno di loro. Tutti ugualmente speciali, tutti ugualmente meritevoli di essere valorizzati nelle loro caratteristiche (non solo tecniche!). L’intento è quello che ognuno si senta libero di esprimere la propria personalità per mettere a disposizione del gruppo i suoi talenti, di persona e di giocatore. Io intendo così lo sport, in particolare lo sport di squadra, tanto più lo sport dei bambini.
Perciò non mettiamo pressione a questi ragazzini, almeno non nell'ambito del gioco. Non sono adulti in miniatura, non carichiamoli di aspettative, lasciamo loro gustare il momento più bello della loro vita, che è oggi!  E per quanto riguarda i risultati ... sono belli, danno morale e anche a me è sempre piaciuto vincere, anche da adulto, anche la partitella di allenamento. Ma preferisco perdere la partita piuttosto che la faccia. Prendetemi per il bavero non se veniamo sconfitti, ma se manco di rispetto ai vostri figli subordinando le regole al risultato ... non se non insegno a vincere a tutti i costi e con qualsiasi mezzo, ma se non insegno a vivere con serenità costruttiva la sconfitta. Forse sono fuori moda. O forse lo è una buona parte del mondo (non solo del calcio)! ;-)

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